mercoledì 25 aprile 2018

E' una giostra che va!


Le pagelle dell'anno

Michele Bernardini. Un piede in due squadre, amministra le forze come ha sempre fatto con le spese. Da sempre tiene dietro al bilancio come lo Sceriffo di Nottingham, evitando buchi nei conti, mentre in difesa rifugge gli svarioni. In mezzo a tanto raziocinio, resta un isolato colpo di testa, all'indietro, a rompere l'equilibrio sopra la follia. Bracalone.

Davide Tolomelli. Doctor Jekyll si inserisce in punta di piedi in campo, Mr Hyde viene denunciato da diversi custodi dei campi per rumori molesti negli spogliatoi. Le due personalità si fondono quando vede rosso e allora 'Toro-melli' diventa protagonista di un gruppo che si salva anche grazie al suo carattere. Dire che supera il tagliando sarebbe fin troppo facile. Rivelazione.

Filippo Tonielli. Il suo peso nella squadra cresce e non si può certo ignorare, il quintale di energia sprigionata lo ha visto bene nelle due fasi, quando trova la sua posizione in campo è sempre più difficile smuoverlo. Esemplare nel professarsi innocente dopo calcioni memorabili, o nel volare a terra sfiorato da un alito di vento ("Sei matto?!"), per spostarlo serve una gru. Ma la sua leadership resta come la maglietta, aderente, stagliata e senza pietà. Attila.


Simone Quadretti. Simone 'il gettone' in difesa la fa da padrone. Capace di spazzare l'area quando occorre e di alzare la testa quando la partita lo richiede, non ha disdegnato di uscire dal perimetro, per avventure offensive che non ne hanno rovinato l'immagine disegnata fin lì. Decisamente un bel Quadro, con poche sbavature. Artigiano.

Luca Bernardini. Tra botte, tirotti e acciacchi, vive una stagione malconcia. Consapevole che il passo da Capitan America a Capitan Findus può essere maledettamente breve, sceglie di essere Uncino e come un esperto pirata incita la ciurma, si destreggia negli arrembaggi e dà il meglio di sè quando nell'aria fischiano le pallottole, cercando il gol che, come l'Isola, non sempre c'è. Ma nei Caraibi esiste ancora uno spazio per un'aquila dal cuore corsaro. Bucaniere.

Francesco Mezzetti. L'uomo dai muscoli leggeri segna gol pesanti che l'anno scorso si divorava. Sovrano del riscaldamento prolungato, principe della continuità, vive un'annata da imperatore della regolarità, sempre lì, lì nel Mezzo... esattamente al suo posto. Metronomo.

Simone Appignani. La paternità non è certo un pranzo di gala, forse un sogno ad occhi (troppo) aperti? Qualunque sia la risposta, il guerriero famoso per le sue scorribande negli accampamenti nemici a volte si è trovato a vagare, alla ricerca del sonno perduto. Presto scenderà dalla luna. Ippogrifo.

Marco Maggioreni. Con quella maschera da Take That o da bagnino di Baywatch inganna pubblico e avversari da una vita. In realtà è un essere mostruoso che predilige le acque torbide alle barriere coralline, le sabbie mobili alle spiagge di sabbia fina. Squame e quantità. Gorgone.

Giuseppe Goteri. Ritornerà, in ginocchio da te. Il menisco funesto priva l'Aquila di un sicuro protagonista, anche solo come rassicurante alibi per le sconfitte. Ma il piccolo Robben nato negli altri Paesi Bassi farà ancora risuonare il suo famigerato sinistro, spauracchio di fisioterapisti e radiologi. Sgangherato. 

Alessandro Bufalini. La terza giovinezza è una condizione dell'anima, ma anche il fisico risponde presente. Di partita in partita cresce e si conferma come la favola del Chievo, ogni anno a rischio retrocessione e poi invece sempre in pista, tignoso con le grandi, spietato quando serve, eterno come Pellissier o Sorrentino. Senatore.

Stefano Calabrese. La barbetta ne allunga i tratti, affilati come il rasoio dimenticato nel cassetto. Sulla fascia allunga gli scatti, per amore o per forza costretto a cambiare ruolo e a trasformarsi in tornante moderno, Benarrivo-Di Chiara del Parma di Scala, sacrificando le velleità offensive in favore di chiusure spesso pure decisive. Scavezzacollo.   

Gianmarco Catapane. Il suo tacco è come un rock, i suoi gol son tutti un quiz. Prende al volo la coda della scimmia, ma solo quando è davvero difficile la porta con sé e ritira il premio, altre volte la molla sul più bello e resta in Giostra. Come uno spritz dopo il caffé, non ama lo scontato, come fare il vocalist in discoteca senza bere un goccio. Ed è così anche quando segna, all'inverso. Cata-pulta.

Alberto Marzi. Atterra tra i terrestri un po' spaesato, più alienato che allenato. Anche perché si chiama Marzi, lo ha chiamato Maggio, sparisce fino ad aprile, si sposerà ad agosto, faceva il portiere e segna gol del terzo tipo. Marziano!

Leonardo Zanni. A tutte le ore, il trascinatore. Il primo a convocare, il primo ad arrivare, il primo a crederci, il primo ad esultare anche quando la palla non è entrata e non entrerà. Vede il gioco talmente prima degli altri che non sfugge a qualche abbaglio clamoroso: può capitare ai veggenti del pallone. Di questo passo, la salvezza non può che arrivare anticipata. Profeta.