giovedì 13 ottobre 2011

Ripartenze


In quel gran bel gioco che ci fa tornare tutti bambini, l'Aquila riemerge dalla cappa nera dell'estate. Non trova la vittoria, ma impara a riscoprire i colori che l'accompagneranno quando il buio delle giornate che si accorciano piomberà improvviso sulle foglie morte in mezzo alle strade: il verde del sintetico, il giallo della foga, il grigioazzurro dell'aria, il bianco dell'apnea, il rosso delle maglie aderenti ad un cuore che batte, per il gioco. Per l'amicizia.

Così perde, ma non cede. Sconfitta, ma non domata. Arrabbiata, non rabbiosa.

Dentro tutto questo, ci sono cinque gol incassati, di cui i primi tre senza batter ciglio. Con una flemma da reduci, improvvisati calciatori dopo mesi di computer, corsette rade, magnate e vacanze. Gli altri due, sono il prezzo da pagare per aver osato una rimonta che ci stava.

E' stato il capitano a suonar la fanfara della riscossa, con un 'triplete' di astuzia, per far capire che lasciarla andare questa partita, lui proprio non voleva.

Gli altri non hanno lesinato la voglia: Cic, attento. Con quel respiro che andava e veniva, quelle scariche di falletti per alleggerire.

Sisco, ancora fuori condizione, ma pronto a dare anche la vita non appena la tensione si taglia a colpi di machete.

Peppe, acciaccato e ritrovato. Si rifa' la fasciatura, tenta tiri improbabili, ma è segno che è presente.

Michi, arrivato trafelato con la cartelletta e la testa ancora ricolme dei problemi di un condominio, cambia aria e difende l'area.

Steve, con le lenti per non essere lento. Diligente e laborioso. Per i guizzi, c'e' tempo.

Diaz, buon inserimento. Avanti così e potrà raccontare storie di talento e togliersi, oltre a denti, anche qualche soddisfazione.

Poi c'è Nino, il lieve. Si sfiata nella ricerca di un posto al sole, alla fine va lodato per la dedizione.

Avanti così, con questo spirito.